Verso un futuro senza incertezze
16 Gennaio 2022
CRI Valpolicella sempre più Green!
CRI Valpolicella sempre più sostenibile!
14 Marzo 2022

In questi due anni di convivenza con la pandemia, attraverso i servizi attivati proprio per aiutare i più esposti, ci siamo accorti che in una parte della nostra comunità, soprattutto quella più anziana e vulnerabile, è cresciuto un grande bisogno di compagnia e relazione.

Le restrizioni, le chiusure dei vari centri di aggregazione (come per esempio i circoli anziani, le associazioni culturali e del tempo libero) ma anche la paura di uscire ed incontrare altre persone,  hanno aggravato ulteriormente questo isolamento sociale. Non potendo andare a trovare queste persone fisicamente, abbiamo creato il progetto “Facciamo due chiacchiere?”

E’ un appuntamento preso con chi si sente solo e che non sa con chi parlare. Dall’altra parte del telefono trova volontari pronti a fargli compagnia, ad ascoltare le sue storie, le sue preoccupazioni ed i suoi bisogni. E così abbiamo iniziato a telefonare e a conoscere queste persone che, dopo un leggero imbarazzo iniziale, hanno trasformato questo appuntamento settimanale in un momento atteso e piacevole per tutti.  

“Sono diventati degli amici”

Una chiamata, a cosa la si associa? Ad un appuntamento lavorativo forse, o ad un amico di cui si vuole avere notizie. Ebbene, forse questa è una delle occasioni in cui ho avuto modo di rivoluzionare il mio concetto di chiamata. Approcciarsi ad una persona sconosciuta per telefono, ancor più permetterle di aprirsi e farla sentire a suo agio, non è cosa da poco. Mente vuota mentre si cerca di trovare un argomento che entusiasmi il nostro interlocutore, lunghe pause fra le frasi, voci mattutine ancora un po’ troppo roche per avviare la discussione… Insomma, non tutto è rosa e fiori. Poi, piano piano, sembra che imparino a riconoscere la nostra voce, e non si annoino, qualcosa di cui chiacchierare si trova prima o poi. Le telefonate si allungano… E si aprono spazi di fantasticherie, che servano a farli sentire meno soli, a distrarli, sperando che un giorno siano loro ad alzare la cornetta! E magari, chissà, un giorno le due chiacchiere saranno anche al bar, non solo al telefono!
G. M.

A volte la chiamata dura solo pochi minuti perché l’altra persona in quel momento è indaffarata e tu stesso percepisci che non ha tempo. Buon segno, in quel momento non sente la solitudine! A volte capisci che in quel momento non ha voglia di parlare e, dopo esserti accertato che sta bene,  rispetti la sua volontà e chiudi la chiamata. Altre volte invece sei tu che, a malincuore, devi interrompere la conversazione perché quel giorno, durante quella chiamata, si apre il rubinetto dei ricordi, dei racconti oppure delle paure e preoccupazioni. Qualunque sia il contenuto o la durata della chiamata ogni volta termina con un

“Ci sentiamo la prossima settimana!”

M.M.

Questo servizio è stata una bella sfida per noi volontari! Siamo partiti da zero, chiedendoci se effettivamente qualcuno avrebbe davvero avuto bisogno di noi. A distanza di qualche mese, confermo che far partire il progetto è stata una bella mossa: le richieste sono arrivate e confidiamo che ne arrivino ancora. Le persone hanno imparato a conoscerci ed è proprio bello il “rapporto” che si è instaurato. Alcuni aspettano il momento della nostra chiamata come i bimbi aspettano il Natale. Direi che per me è una grande soddisfazione riuscire a portare un sorriso o a riempire la giornata di qualcuno, anche se per soli 10 minuti!
E. A.

Trovo la mia esperienza in questo servizio molto motivante. Mi fa sentire utile, gratificata, soprattutto sapere di fare alle persone con cui parlo del bene, anche “soltanto” attraverso questi pochi momenti di ascolto. Le loro storie, i loro racconti, sono anche per me un’opportunità di crescita. Le loro storie raccontate con entusiasmo e a volte con passione, ricordano un po’ le storie raccontate dai nonni ai nipoti, quei ricordi che custodiamo gelosamente nel cuore e che ci riportano alla nostra infanzia. Quando riattacco il telefono, sapere che queste persone tornano nella loro quotidianità di solitudine, mi lascia tanta tristezza. Per questo mi sento impotente. Vorrei poter fare di più per loro e con ansia aspetto il prossimo appuntamento.

T. F.